CANTA LA BALLATA DELLA ZUCCA CON NOI
Quando ero piccola venivo spesso descritta come una bambina coraggiosa. Ricordo mia madre parlare di me con delle sue amiche, raccontando loro quanto fossi differente da lei che era una gran fifona mentre io adoravo guardare film di paura.
Andavo da mio fratello di nove anni più grande di me chiedendogli di vedere un film horror, lui sorridendo mi diceva «Guarda che poi questa notte fai gli incubi!», ma riuscivo sempre a convincerlo che non avrei avuto paura (mentendo spudoratamente!).
Inutile dire che nonostante non sia un horror, uno dei miei film preferiti era ed è ancora oggi Nightmare before Christmas di Tim Burton. Ogni volta che inserivo la cassetta nel videoregistratore, mia madre guardava disgustata le immagini sullo schermo della TV e diceva «Ma come fanno a piacerti questi pupazzi spaventosi? E non ti fa paura lo scheletro?», ma io ero totalmente ipnotizzata da quell’atmosfera lugubre e malinconica della città di Halloween.
Ed è proprio in questo luogo che veniamo caldamente invitati a visitare, non importa se maschio o femmina o la nostra età; la città di Halloween è aperta a tutti, pronta a mostrare il suo magnifico orrore insieme ai suoi strambi abitanti.
Uno spaventapasseri immerso nell’oscurità e dalla spaventosa faccia di zucca ci mostra la via per raggiungere la città, la quale è sovrastata da un cimitero che bisogna per forza attraversare per giungere alle porte della cittadina. Dei fantasmi ci preannunciano che si tratta del paese di Halloween, un luogo dove ogni abitante ha un’abilità speciale che potrebbe far rabbrividire dal terrore chiunque.
E’ chiaro come i cittadini rappresentino le classiche paure che caratterizzano l’infanzia di ogni bambino: c’è il mostro sotto il letto che langue in continuazione e ti ipnotizza con quegli occhi rossi più del sangue, le vecchie streghe coi volti raggrinziti dalle rughe, naso aquilino e voci stridule intente a sorvolare sulla scopa le vie della città, il classico clown che invece di portare gioia ai bambini li terrorizza con quel suo trucco raccapricciante oppure un’ombra che gira di notte seminando terrore nel buio più totale.
“Senza ribrezzo che vita è? Tutti qui viviamo così nel paese di Halloween” cantano in coro gli abitanti della città, con orgoglio e a testa alta ed è proprio questo il momento in cui capiamo che in realtà si tratta di personaggi semplici e genuini, che amano il luogo dove vivono e spaventano non per cattiveria ma unicamente per gioco, come dei bambini che vanno di porta in porta a fare dolcetto o scherzetto.
Spaventare è la loro più grande passione, che li spinge a mettere dedizione e creatività in tutto ciò che fanno in modo da realizzare ogni anno la festa di Halloween più magica che ci sia. E che festa sarebbe se non ci fosse il Re delle zucche a concludere la celebrazione in grande stile?
Ho sempre trovato buffo come nonostante i cittadini siano tutti abilmente esperti nell’arte dello spavento, all’entrata in scena di Jack tutti rimangano meravigliosamente terrorizzati dalle sue movenze sul cavallo in fiamme. E’ proprio con questo dettaglio che capiamo quanta influenza abbia il Re delle zucche sugli abitanti, i quali concludono i festeggiamenti con una standing ovation interamente dedicata a Jack.
Jack Skellington è sempre stato il mio personaggio preferito di tutto il film, scelta scontata direte voi ma non lo è di certo solo perché stiamo parlando del protagonista.
Il Re delle zucche ha molteplici sfaccettature che lo hanno sempre reso emblematico ai miei occhi, basti notare la sua entrata in scena: sotto le mentite spoglie di un innocuo spaventa passeri in sella ad un cavallo di paglia, Jack improvvisamente si rianima prendendo fuoco e ammaliando tutti con il ballo della zucca sino a quando non si tuffa nella fontana della piazza dalla quale riemerge finalmente con il suo reale aspetto, acclamato da una pioggia di applausi.
Questa scena dove vediamo un Jack dominante e spavaldo, si contrappone con quella successiva nel cimitero dove il nostro Re delle zucche ci rivela la sua amletica crisi esistenziale cantando “Re del blu, Re del mai” (interpretata da Renato Zero che grazie alla sua voce ci trasporta in quello spleen che attanaglia il terrificante Jack). E’ qui che ci ricrediamo, comprendendo che dietro quella spavalderia in realtà si nasconde la profonda depressione di un Re che non trae piacere dal suo potere, stanco ormai di quel Halloweenesco loop senza fine che si resetta ogni 31 ottobre, riavvolgendo il nastro per ripartire da capo ancora e ancora.
Un film della durata di 1 ora e 16 minuti per i quali ci sono voluti tre anni di lavoro composti da un minuto di registrazione a settimana, 24 frames al secondo per un totale di 110.000. Un’ora e 16 minuti di film fatto di personaggi strambi, realizzati grazie alla genialità degli artisti, che li disegnarono utilizzando la mano non dominante accentuando in questo modo le fattezze orripilanti di ciascun cittadino. Minuti di pellicola in cui non riusciamo a comprendere il reale carattere di Jack: lo vediamo percorrere una camminata quasi senza fine tra le lapidi del cimitero, notiamo la sua depressione prendere vita sul suo volto, sino a quando non si imbatte nella porta che lo conduce alla città del Natale dove tutto è magico, incredibile e finalmente stimolante.
Un dolce antidoto allo spleen che lo possedeva ed è proprio da qui che prende vita l’avventura di Jack che tutti noi ormai conosciamo a memoria.
Chissà se quando il volto di Jack apparve realmente per la prima volta sul grande schermo, Tim Burton avesse già in mente di costruire un intero mondo a lui dedicato.
Perché, per chi non lo sapesse, Nightmare before Christmas non fu il primo debutto del Re delle zucche ma bensì fece la sua prima apparizione nel 1988 in un altro film cult di Tim Burton, ossia “Beetlejuice – Spiritello porcello” (del quale parleremo ampiamente in questa rubrica, non disperatevi). In una delle apparizioni finali dello spirito più indesiderato di sempre, Beetlejuice emerge da sotto un tavolo con un outfit che richiama chiaramente le giostre con i cavalli a dondolo, in cima al suo cappello a forma di tendone da circo spunta il volto scheletrico di Jack.
Ma è solo uno dei tanti easter-eggs che il Re del cinema gotico ha voluto nascondere tra le diverse pellicole: facendo molta attenzione possiamo scovare Jack nel film Coraline, quando la finta madre prepara la colazione per Coraline si può notare il suo teschio sorridente nascosto proprio nel tuorlo dell’uovo o ancora in Alice in Wonderland, tra la stampa del papillon indossato dal Cappellaio Matto.
In contrapposizione al personaggio di Jack abbiamo il Bau Bau, forse l’unico vero cattivo della città di Halloween. L’incubo più grande di ogni bambino, il buio che vaga per le strade e che prende la forma di un’enorme sacco che racchiude tutto ciò che per eccellenza viene considerato raccapricciante: insetti.
Il Bau Bau è un’antagonista magnetico, con una voce totalmente blues e caratterizzato dalla dipendenza per il gioco d’azzardo, tanto da giocarsi perfino la sua stessa vita.
Infine tra i personaggi più di rilievo in tutto il film abbiamo la dolce Sally, una bambola di pezza segretamente innamorata di Jack la quale rispecchia la nostra voce della coscienza di cui tutti noi sappiamo l’esistenza e che sentiamo forte e chiaro, ma che preferiamo ignorare abbracciando caldamente gli errori più grandi che potremmo commettere.
Sally è l’unico personaggio che da buoni consigli per tutti, ma che non riesce a seguirli per se stessa sentendosi perennemente perduta e malinconica.
E’ incredibile come dietro queste atmosfere e personaggi dalle fattezze negative, ci sia dietro uno studio di animazione del calibro della Disney dove tutto è colorato e fastidiosamente buono. Gli easter-eggs non mancano nemmeno in questo caso dove troviamo i personaggi di Topolino e Paperino stampati sui pigiamini dei due bambini che vengono brutalmente aggrediti dai giocattoli donati Santa Jack.
Fortunatamente il buon vecchio Burton riuscì ad imporsi sulla maggior parte delle decisioni che diedero vita a Nightmare before Christmas, una delle pellicole a cui tiene maggiormente e di cui racconta sempre con grande affetto, soprattutto di come nacque tutta l’idea di base: Burton si trova a passeggiare tra gli scaffali di un negozio durante i giorni successivi ai festeggiamenti di Halloween. Si guarda attorno un po’ sovrappensiero, quando la sua attenzione viene catturata dai commessi indaffarati a sostituire gli accessori e le decorazioni di Halloween con quelli di Natale.
Ed ecco che la sua immaginazione prende vita e inizia ad elaborare il capolavoro che è Nightmare before Christmas. Come i cittadini alla fine del film scoprono la neve rimanendo meravigliati da tanta bellezza, così noi continuiamo a stupirci da quante emozioni la città di Halloween sa donarci ancora oggi nonostante il trascorrere inesorabile del tempo.
PluffaCalderone
Film immortale e immancabile appuntamento annuale con Jack Skellington 😉
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Eh sì ormai è una tradizione per chiunque 😎😍
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