Recensione || Le Ragazze di Emma Cline

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Alzai gli occhi per via delle risate, e continuai a guardare per via delle ragazze.
Notai prima di tutto i capelli, lunghi e spettinati. Poi i gioielli che brillavano al sole. Erano in tre, così lontane che vedevo solo la periferia dei loro lineamenti, ma non importava: capii subito che erano diverse da tutte le altre persone nel parco. […]
Le studiai fissandole in maniera spudorata, evidente: sembrava impossibile che potessero alzare gli occhi e notarmi.

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Ultimamente sul web c’è stato un romanzo molto discusso per via della storia e temi trattati, ma soprattutto per l’autrice la quale si è distinta per via della sua giovane età.
Emma Cline, infatti, a soli 27 anni ha esordito con il romanzo rivelazione degli ultimi mesi “Le ragazze”.
Non sono una grande amante delle storie che girano intorno a droghe, sesso e violenza. In questo senso, non ho mai apprezzato ad esempio grandi capolavori cinematografici che ho sempre evitato come la peste, quali Blow o Trainspotting; ma con la Cline è stato diverso. Una di quelle letture a cui ripensi nel tuo letto sotto le coperte, prima che il sonno prenda il sopravvento. Un continuo rimando alle scene, ai dialoghi e all’ambiente di una California che non rispecchia quella a cui siamo abituati soleggiata e ricca di surfisti intenti a cavalcare le onde, ma una California degli anni ’70 cupa e malandata proprio come i fatti realmente accaduti a cui la Cline si è ispirata.
Gli eventi, anche se romanzati, da cui l’autrice ha preso spunto per la realizzazione del romanzo sono quelli che hanno reso la Family capeggiata da Charles Manson famosa per diversi omicidi tra cui l’assassinio presso la villa di Roman Polansky, regista noto per film come Il pianista. Tra i vari omicidi, questo fu quello che suscitò più scalpore in quanto venne presa di mira la moglie del regista, incinta di otto mesi e alcuni amici casualmente presenti alla villa quel giorno; omicidi portati a termine dalle ragazze della Family le quali erano tutte soggiogate dal carisma di Manson, che le plagiò per i propri interessi malavitosi.

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Detto ciò, non fatevi ingannare dai temi forti in quanto fanno solamente da cornice alla storia di Evie, protagonista del romanzo.
Forse il tema principale è l’adolescenza e quel senso di ricerca e appartenenza ad un gruppo che tutti, magari non in egual misura, abbiamo provato.
Infatti Evie, ormai quattordicenne, si ritrova ad accogliere una nuova estate in completa solitudine, con due genitori divorziati ed egoisti, una “migliore amica” che le chiude le porte in faccia dopo un litigio senza nemmeno fare lo sforzo di comprenderne le motivazioni e la consapevolezza che la fine delle vacanze decreterà la sua “detenzione” presso un collegio femminile. Ed è proprio in preda alla solitudine che Evie verrà travolta dal ciclone delle Ragazze, non particolarmente belle ma caratterizzate da un’aura selvatica ed invitante tanto da catturare l’attenzione della ragazza e portarla a rompere quella sua noiosa routine passata a fumare erba scadente e ad indossare abiti troppo succinti per la sua età.
Sarà soprattutto per via di Suzanne che si farà convincere a seguirle al loro ranch, un luogo logoro e decadente che agli occhi di Evie appare invece un’oasi di libertà e protezione.

Avevo un’età in cui esaminavo e classificavo all’istante le altre ragazze, tenendo perennemente il conto di tutti i miei difetti, e mi accorsi subito che quella coi capelli neri era la più carina. […] Aveva attorno a sé un’aura di distacco dal mondo terreno, e portava un vestitino largo e sporco che le copriva a malapena il sedere.

Tutto è pronto per una festa e tutti sono in trepidante attesa di Russell, il “capo-salvatore” del ranch dotato di un carisma magnetico, sostenitore di sesso libero e droghe. Dopo quella prima sera, Evie diventerà un’abitudinaria tra le mura cadenti del ranch tanto da stringere un legame sempre più trasgressivo con Suzanne, sentendo il perenne bisogno della sua approvazione o semplicemente sfiorarle amorevolmente i lunghi capelli neri intente in spettinate acconciature.
La scrittura della Cline è altamente evocativa, colma di affascinanti metafore che contribuiscono ad arricchire l’immaginazione del lettore, ma anche molto cruda non risparmiando la storia da scene estremamente dettagliate arricchite da un linguaggio diretto e che non si fa scrupoli per gli animi più sensibili.
L’autrice è minuziosa nel proporre scene di sesso minorile o di uso di droghe con la stessa semplicità di una boccata a pieni polmoni. Apre le porte della mente di una ragazzina, un’adolescente talmente desiderosa di attenzioni e di un senso di appartenenza, da non vedere ciò che realmente la circonda.
Evie è una protagonista ambigua e complessa, in quanto inaffidabile. Il ranch le si mostra sin dal primo istante per quello che è realmente, un luogo decadente e maleodorante in preda ad una sporcizia infetta, una cucina piena di cibo proveniente dalla spazzatura, adolescenti che non badano all’igiene e bambini nati da sesso libero lasciati a scorrazzare nel lerciume.
Eppure ai suoi occhi appare come uno stile di vita meraviglioso, selvaggio ed avventuroso; la Cline, però, ci mostra anche un’Evie più matura.

A quell’età, il desiderio era spesso un atto di volontà. Uno sforzo tremendo per smussare gli spigoli più ruvidi e deludenti dei ragazzi donandogli la forma di persone che potevamo amare. Parlavamo del nostro bisogno disperato di loro con parole trite e familiari, come se stessimo leggendo le battute di un copione teatrale. A distanza di anni avrei capito questo: quant’era impersonale e disorientato il nostro amore, che mandava segnali a tutto l’universo sperando di trovare qualcuno che desse accoglienza e forma ai nostri desideri.

La scelta di dividere il romanzo tra il presente della protagonista ed i flashback datati
nel 1970 è funzionale per comprendere la maturazione e la presa di coscienza di Evie, la quale a posteriori si rende conto delle condizioni

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di vita del ranch eccessivamente estreme e della pazzia di Russell nascosta sotto quella sua promessa di salvezza eterna. E’ una donna ancora sola, ma ormai svegliatasi da quella sua ricerca disillusa di accettazione e intenta a proseguire la sua vita da persona estranea agli omicidi commessi dalle ragazze, dalla sua Suzanne, la quale Evie, mossa da un amore recidivo, tende ancora a giustificare o ad attribuirle motivazioni assurde nonostante la confessione del gruppo degli omicidi.
Trovo, inoltre, affascinante come in un romanzo tutti i personaggi presenti tra le pagine siano estremamente negativi. Evie pericolosamente ingenua e accecata dall’amore per Suzanne tanto da non vedere la realtà, le ragazze soggiogate dal profetismo fascinoso di Russell e, appunto, Russell folle e preda dei suoi desideri ed istinti violenti.
Come già ribadito non amo questo genere, ma la Cline mi ha letteralmente affascinata romanzando un mondo reale e diretto, come una schiaffo. Ti fa soffrire, ma il bruciore dell’impatto serve a farti riflettere.

voto:

5

PluffaCalderone

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Titolo: Le Ragazze
Autore: Emma Cline
Editore: Einaudi
Numero di pagine: 344
Prezzo: 18,00 euro
Trama: Evie voleva solo che qualcuno si accorgesse di lei. Come tutte le adolescenti cercava su di sé lo sguardo degli altri. Un’occasione per essere trascinata via, anche a forza, dalla propria esistenza. Ma non aveva mai creduto che questo potesse accadere davvero. Finché non le vide: le ragazze. Le chiome lunghe e spettinate, i vestiti cortissimi. Il loro incedere fluido e incurante come di «squali che tagliano l’acqua». Poi il ranch, nascosto tra le colline. L’incenso, la musica, i corpi, il sesso. E, al centro di tutto, Russell. Russell con il suo carisma oscuro. Ci furono avvertimenti, segni di ciò che sarebbe accaduto? Oppure Evie era ormai troppo sedotta dalle ragazze per capire che tornare indietro sarebbe stato impossibile?

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Informazioni su lastanzadipluffacalderoneblog

Mi chiamo Denise ma già da qualche tempo gli amici hanno iniziato a chiamarmi Pluffa. Inguaribile sognatrice e lettrice compulsiva, ho aperto un blog letterario per condividere la mia più grande passione e per migliorare in ciò che spero, un giorno, diventi il mio futuro.
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6 risposte a Recensione || Le Ragazze di Emma Cline

  1. erigibbi ha detto:

    è nella mia wish list da un mesetto ormai, spero di arrivarci presto!

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  2. Baylee ha detto:

    L’ho finito in questi giorni, ma a me non ha colpito così tanto: sto ancora elaborando un’opinione, ma credo di non aver apprezzato lo stile, tanto carico da dare un’idea di pochezza (peccato perché, sotto tutte quelle parole in più, ci sono concetti interessanti) e penso che Cline non abbia reso chiarissimo il messaggio finale del romanzo…

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    • Ciao 🙂
      Ti dirò, a me la scrittura non ha dato minimamente idea di pochezza anzi le metafore a mio parere sono state ottimali per la comprensione di determinate situazioni o sensazioni di Evie.
      Secondo me, come per la presenza di personaggio unicamente negativi, la Cline non avevo lo scopo di trasmettere un messaggio preciso ma semplicemente riportare tramite dei fatti una parte della natura umana, ossia l’esigenza di sentirsi parte di qualcosa anche negando la realtà di situazioni palesemente scomode. 🙂

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      • Baylee ha detto:

        Invece, secondo me, c’era un messaggio preciso: “Le ragazze” vuole essere un grido di allarme sul fatto che certe stragi non nascono dal nulla, ma sono il prodotto peggiore di una certa cultura… peccato che il grido dall’allarme, nonostante alcune parti molto belle, rimanga soffocato da troppe parole… o almeno, questa è stata la mia impressione…

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      • Non so, non l’ho recepito in questo modo ma rifletterò su ciò che hai detto! Grazie per aver letto la mia recensione comunque! 🙂

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