I remember doing the time warp! – 42 annid dopo.

hh

Sono sempre stata un’appassionata di cinema. Quand’ero piccola, mio fratello era solito registrare su videocassetta i film che davano in TV e ogni giorno in sala c’era sempre un film nel videoregistratore in sottofondo.
Avevamo un angolo dedicato alle centinaia di videocassette che man mano si andavano ad accumulare e a volte passavo ore lì di fronte prima di scegliere la pellicola da gustarmi.
Alcuni film erano del tutto consumati per le numerose visioni mie o di mio fratello, conosco a memoria le regole di Jumanji tanto che mi sembra di averci giocato personalmente, ho gridato innumerevoli volte il motto dei Goonies insieme a Miki nella scena infondo al pozzo. Ho sperato che Phil la marmotta vedesse la propria ombra in Ricomincio da capo, cantato insieme a Jack il suo lamento in mezzo alla desolazione della città di Halloween e visto i fantasmi del passato, presente e futuro insieme a Frank Cross in SOS Fantasmi. In questo mare di storie e avventure, non sono mai mancati i musical e soprattutto uno un particolare: The Rocky Horror Picture Show.
Ricordo che ne rimanevo totalmente affascinata ad ogni visione. Difficile dire quale personaggio mi piacesse di più, c’era Columbia che dava un tocco romantico a quel gruppo di stralunati, Eddie il quale anche se aveva pochi minuti di gloria mi dava una carica incredibile con quel rock vecchio stile. E poi c’era lui, Frank.   RHPS-RW1C2-FrankTattooL
Ho sempre considerato Frank-N- Furter un personaggio decisamente magnetico.  Un uomo sexy anche con le calze a rete, una camminata impavida su zeppe decorate con brillantini vistosi, labbra rosso sangue divenute il simbolo identificato del film per eccellenza negli anni ed una voce melodicamente possente.
Ognuno di questi film mi ha lasciato qualcosa ed ha contribuito a rendermi la persona che sono oggi, ciò grazie anche al Rocky Horror.
A quel Don’t dream it, be it.
Mio fratello mi ha sempre raccontato di quando da ragazzo andava tutti i giorni con i suoi amici al Teatro Mexico ad assistere allo spettacolo dal vivo .
Ecco, quindi, che il mese scorso è balenata l’idea, ci siamo guardati ed in coro abbiamo esclamato: Let’s do the time warp again… 42 anni dopo, a teatro!
Inutile nascondere l’emozione, la fama del Teatro Mexico è nota per chi conosce bene il Rocky Horror; ma pian piano ha lasciato spazio ad una sensazione diversa: timore.
Il Mexico ha portato in scena lo spettacolo per ben 37 anni e tra un’edizione e l’altra di tempo ne è trascorsi. Le probabilità che lo spettacolo fosse “invecchiato male” erano decisamente alte, ma la curiosità e la nostalgia erano troppo alte per non rischiare.
La cosa bella che è sempre trapelata dai ricordi di mio fratello parlando dei suoi pomeriggi adolescenziali al Mexico, era l’atmosfera famigliare da salotto e dopo aver assistito di persona, posso affermare che sicuramente questo aspetto non è cambiato.
L’affluenza incredibile nonostante gli anni trascorsi, tutti in fila insieme e come una grande famiglia uniti da indumenti o make up ispirati agli outfit decisamente osè del pianeta Transexual. C’è chi era al Mexico per la prima volta, scherzosamente soprannominati dalle maschere verginelli e chi invece, come mio fratello, che tornava a far visita ad un vecchio amico.
RHPS-HotPatootieE la forza dello spettacolo, forse, è tutta lì. Puntare all’aspetto casereccio, come il distribuire diversi gadget per dar modo al pubblico di interagire con lo show: dal riso da lanciare durante la prima scena con Brad e Janet che escono dal matrimonio di amici, al giornale per coprirsi la testa nella scena in cui Brad e Janet si avventurano sotto il temporale per andare a chiedere aiuto al castello di Frank e alle trombette da suonare durante il Time Warp. Insomma, uno spettacolo davvero alla mano e decisamente interattivo; forse non adatto a chi non si sente a proprio agio nel dar libero sfogo alla propria promiscuità.
E proprio come Manzoni dà le proprie opinioni e commenta le vicende di Renzo e Lucia, gli attori spesso intervengono da dietro le quinte facendo battute (spesso spinte) sugli abbigliamenti presenti in scena o sugli stessi personaggi, il tutto con il film proiettato sullo schermo che sovrasta il fondo del palco.
Forse è proprio questo l’unico dettaglio che ha stonato in tutta la serata, racchiuso in un’unica “battuta” fatta ai microfoni da una delle attrici da dietro le quinte.
Per chi conosce il film, sa quanto sia Janet che Brad siano entrambi infedeli l’una nei confronti dell’altro; ma nonostante ciò durante i commenti degli attori solamente Janet si è beccata l’insulto di adultera (decisamente in maniera più volgare). E Brad?
C’è da considerare che nel film i due protagonisti rispecchiano lo stereotipo di13769034395883158102_610_407shar_s_c1.png americani borghesi devoti a casa e chiesa. Il film sprona, però, il pubblico puritano dell’epoca a lasciar andare ogni inibizione e a non giudicare mai per le scelte personali di qualcuno (soprattutto quelle sessuali), quindi fa “sorridere” come, nonostante siano passati 42 anni dall’uscita della pellicola, al Teatro Mexico siano rimasti ancorati a giudizi bigotti tipici degli anni ’70 giudicando solamente Janet come donna facile e non proferendo parola su Brad.
Oltre ai commenti “da salotto” che caratterizzano lo spettacolo, un’altra particolarità differente da altri musical a teatro, è il playback perenne per tutta la durata dello spettacolo. Gli attori sul palco sfruttano le voci originali sia durante le parti cantate che durante i dialoghi, incitando il pubblico a partecipare quando richiesto.
Per quanto riguarda le interpretazioni, ruba decisamente la scena, inutile a dirlo, l’attore che interpreta Frank-N-Furter: muscoli scolpiti racchiusi in un corsetto colmo di paillettes e un fondo schiena del tutto scoperto lasciando libera immaginazione alle donne più focose in sala.
Nonostante gli anni, le canzoni sono ancora un must e al Mexico hanno saputo valorizzarle, facendo partecipare il pubblico al ballo del Time Warp o facendo girare l’attore che impersonifica il ruolo di Eddie con un monopattino in sala al posto della motocicletta usata da Metaloaf nel film durante Hot Patootie, a mio parere la canzone più bella di tutto il film.
In conclusione, il mio timore iniziale non ha annientato l’emozione. Se devo parlare onestamente, forse l’idea che mi ero fatta in questi anni dello spettacolo targato Mexico era diversa e l’impatto è stato decisamente forte; ma riflettendoci meglio non poteva essere altrimenti, in fin dei conti è pur sempre il Rocky Horror.
Non lo consiglio ai meno audaci, ma ai nostalgici, ai trasgressivi, dico solo… Non sognatelo, siatelo.

 

voto: 4

PluffaCalderone

Lascia un commento