La vedova Van Gogh di Camilo Sanchez – #LettureIndipendenti

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Io l’unica cosa che so è che a volte è il bagliore di quei quadri a svegliarmi all’alba, piuttosto che gli insetti o gli uccelli del mattino.

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Quando sono arrivata all’ultima pagina de La vedova Van Gogh di Camilo Sanchez, edito da Marcos y Marcos, la prima cosa alla quale ho pensato è stata Grazie e questo ringraziamento è rivolto a Johanna Van Gogh-Bonger, moglie di Theo Van Gogh, fratello del pittore.
Grazie, perché se non fosse stato per il coraggio e la caparbietà di questa donna, forse oggi il mondo non avrebbe potuto ammirare i capolavori di uno degli artisti che ha rivoluzionato il concetto di arte.
Sanchez ci accompagna nei giorni tormentati di Johanna, la quale si ritrova a impotente ad assistere al decadimento fisico e mentale del  marito, Theo Van Gogh, che straziato dal dolore per la morte del fratello morirà appena sei mesi dopo Vincent.
21552206_10214121281287347_1714883186_nVedova all’età di 29 anni e con un neonato da crescere, Joahnna non solo si dimostra una madre premurosa, dedita a crescere al meglio suo figlio; ma anche una donna dall’animo ribelle ed ostinata a non arrendersi alle prime difficoltà pur di raggiungere i propri obiettivi.
Scorrendo le pagine, vediamo la donna piangere il marito, sentirne la mancanza; ma la vediamo anche infuriarsi con lui per averla lasciata sola a ricoprire il ruolo di madre e padre del piccolo Vincent. Abbandonata tra le mura di una casa alla quale gridare la propria solitudine e con un baule colmo di anni di corrispondenza del marito con il fratello, raccolta poi nel volume unicamente dedicato dal titolo “Lettere a Theo”, edito da Guanda. Forse devo estendere il mio ringraziamento anche al destino, in quanto se Johanna non avesse trovato quelle lettere, ora Van Gogh sarebbe solamente solamente un ricordo sbiadito di un pazzo senza talento tra i libri di storia dell’arte.
Johanna prende coraggio ed invade quella privacy che aveva sempre rispettato e quella curiosità che la porta a leggere qualche lettera, man mano che passano i giorni diviene quasi una droga.
Come quando ci appassioniamo ad una nuova serie TV e in due giorni guardiamo senza sosta 4 serie di seguito, Johanna si immerge tutte le sere nell’intimità dei fratelli Van Gogh. Sente la necessità di perdersi tra quelle lettere e così facendo impara a conoscere lati nascosti del marito e dell’amore che riservava al fratello. Un’amore del tutto intangibile per la donna, sconfinato, senza regole. Un amore oltre la vita e la morte e con il quale Johanna non avrebbe mai potuto competere.

È così. Ora posso perfino scriverlo senza tristezza: il vero amore della vita di Theo è stato Van Gogh.
Né io né mio figlio siamo riusciti a cambiare il suo destino. Ma non mi si chieda di comprendere questo genere di amore incondizionato, che li ha trascinati alla morte.

Ma dalle lettere la donna impara a conoscere, in particolar modo, quel cognato praticamente estraneo. Inizia a vedere il mondo, fatto di colori accesi e stelle fiammeggianti,  con gli occhi dello stesso Van Gogh, comprende il suo umore, il suo disagio e quella che alcuni definivano “pazzia” , tanto da arrivare ad ammirarlo, sia come artista e che come persona.
Tra le pagine, Van Gogh non apparirà mai, il libro infatti si apre immediatamente con la notizia della morte del pittore. Nonostante ciò, la sua presenza è costante e pesa dolorosamente ad ogni riga. Non lo conosciamo direttamente e comunque lui è lì, che si fa sentire e ci ricorda i tormenti della sua vita.
Ciò sicuramente merito anche della scrittura di Camilo Sanchez, il quale espone i fatti a noi lettori quasi come una cronaca gionalistica, in maniera più accurata e approfondita.
Nonostante la modalità decisamente particolare e quasi insolita, non vi è alcun distacco o assenza di empatia con i personaggi di questa storia vera ed incredibile; proprio come Johanna è in grado leggendo le lettere dei fratelli Van Gogh di entrare nella loro intimità, Sanchez è in grado di entrare nei pensieri della donna e di reinterpretarli tra le pagine di un romanzo emozionante, proponendo sensazioni, paure, rischi e amori di una vita reale in maniera magistrale, tanto da rendere la sua opera un vero e proprio omaggio a ciò che Vincent Van Gogh è oggi per l’arte e a ciò che Johanna è oggi per il mondo.

Leggo e mi è sempre più chiara la fascinazione di Theo. Van Gogh padroneggia l’arte di scrivere lettere. Si impegna al massimo anche quando scrive un messaggio di una sola riga. Lo guida un’idea: che il destinatario possa appenderlo, da tanto è bello, alle pareti di casa. Van Gogh scrive come dipinge.

Quando si parla di donne straordinarie, ho un elenco ben preciso in mente e uno dei nomi su cui non ho alcun dubbio è sicuramente Johanna Van Gogh-Bonder, la quale va decisamente contro le regole del buon costume che l’epoca esigeva.21744643_10214160091657582_257671856_n Prima di essere una madre, non bisogna dimenticare che Johanna fu una donna vedova di metà 1800 ma ciò non la fermò dall’essere anche un’imprenditrice e colei che portò alla luce il talento di un uomo. Gestendo una locanda, nel tempo libero dedica anima, corpo e portafogli a realizzare mostre dedicate ai quadri del cognato ricevendo inizialmente solamente aspre critiche e derisioni.
Ma se oggi ammiriamo estasiati la Notte stellata o I cipressi è grazie all’ostinazione di questa DONNA. Per capire quanto Johanna sia stata importante per noi e per l’arte, vorrei riportare il discorso avanzato nella serie TV “Doctor Who” da un critico d’arte, il quale riesce a far comprendere appieno quanto la donna avesse ragione a gridare al mondo la grandezza di Vincent Van Gogh. Un discorso che riassume i miei sentimenti nei confronti di questo grandissimo artista.

 

Dottore: Mi chiedevo, tra lei e me, in cento parole dove crede che Van Gogh si collochi nella storia dell’arte?
Critico d’arte: Beh… ecco… è una bella domanda! Per me Van Gogh è il più grande pittore tra tutti. Di sicuro un grande pittore, il più famoso di tutti i tempi, il più amato.
La sua padronanza del colore è magnifica. Trasformò il dolore, il peso della sua vita tormentata in un’estatica bellezza. Il dolore è facile da rappresentare, ma usare la collera, il colore per rappresentare l’estasi, la gioia e la grandezza del mondo… nessuno lo aveva mai fatto prima e forse nessuno lo rifarà mai.
Ai miei occhi quello strano uomo selvaggio che vagava nei campi della Provenza non è stato solo il più grande artista del mondo, ma anche uno dei più grandi uomini che abbia mai vissuto.

voto: 5

PluffaCalderone
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Titolo: La vedova Van Gogh
Autore: 
Camilo Sanchez
Editore: Marcos y Marcos
Numero di pagine: 192
Prezzo: 16,00 euro
Trama: Cieli, occhi, corvi, girasoli: dovunque giri lo sguardo, Johanna vede dipinti di Van Gogh. Splendono nel buio, la svegliano all’alba; prima del canto degli uccelli, prima dei rumori di Parigi che riparte. La gente non li capisce, non li ama. Li usa come fondi d’armadio, per tappare i buchi del pollaio. Van Gogh si spara al petto e con lui se ne va il fratello Theo, inseparabile anche nella morte. Johanna resta sola con un piccolino nella culla: si chiama Vincent come suo zio. Lui e i dipinti illuminano il nero che l’ha avvolta. Vedova giovane, torna in Olanda e si prepara a lottare; le hanno insegnato che bisogna dominare il mare per meritarsi la terra. Apre una locanda in campagna, fa arrivare da Parigi i quadri di Van Gogh. Dal soffitto al pavimento, li appende in ogni stanza: è il suo omaggio all’artista che sognava una repubblica del colore, il primo museo segreto. Di giorno Johanna accoglie gli ospiti, cresce suo figlio. Di notte apre la valigetta che per Theo era sacra e si immerge nelle lettere di Van Gogh. Annota parole, isola passaggi di pura poesia. Le affidano una missione, le indicano la strada. Oltre le porte chiuse, il disprezzo, la selva dei no. Il primo sì è il disegno venduto a un cliente argentino. La prima mostra la ospita all’Aia una donna senza pregiudizi. Poi il vento gira, vengono i buoni incontri, gli incroci fortunati; il tempo corre, vola, le mostre si moltiplicano e Vincent van Gogh entra nella Storia.

L’autore

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Camilo Sánchez è nato a Mar del Plata e vive a Buenos Aires. Giornalista e poeta, ha collaborato con le più prestigiose testate argentine – da «Página 12» a «Clarín» a «Ñ» – sia in qualità di redattore che scrivendo reportage da tutto il mondo. Attualmente dirige «Dang Dai», rivista di scambio culturale tra Argentina e Cina.Guardando un documentario della BBC, è rimasto colpito da un’immagine di Johanna van Gogh-Bonger, citata fuggevolmente come depositaria dei quadri e delle lettere; durante una lunga permanenza a New York, esplorando musei e biblioteche, ha scoperto il suo ruolo fondamentale, mai raccontato, nel difendere dall’oblio l’opera di Van Gogh. Era la storia che Sánchez aspettava per il suo primo romanzo, La vedova Van Gogh: un omaggio al pittore straordinario morto solo, suicida, e alla donna che ha lottato per renderlo, come artista, immortale.

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